“Rimanete nel mio amore”

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VI Domenica di Pasqua (Anno B)

Gv 15, 9-17

Il tenore delle parole di Gesù ridesta il cuore alla consapevolezza interiore del proprio valore, come persone uniche ed irripetibili. È proprio dell’amore svelare autenticamente la sua misura originale, ovvero il punto sorgivo del suo desiderio: è Dio stesso che è Amore e desidera manifestarsi nelle intime fibre umane. Il verbo “rimanere” indica l’attesa di un’intimità vera di conoscenza e comunione, un dimorare reciproco nell’attesa e nel desiderio.

 

Ascensione del Signore (Anno B)

 

 

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V Domenica di Pasqua (Anno B)

Gv 15, 1-8

Un’aspirazione importante dell’uomo è la riuscita delle sue azioni, il vedere con i propri occhi la crescita e lo sviluppo dei progetti a cui siamo orientati. Da questo punto di vista le parole di Gesù suonano alquanto inopportune, poiché tendono a relativizzare in qualche modo la capacità dell’uomo di riuscire. Eppure, se siamo sinceri, riconosciamo che non sono fuori luogo, nemmeno offensive della nostra autonomia decisionale. Perché? Come Gesù ci indica nel rapporto con il Padre, siamo chiamati a riconoscere una relazione fondante ed originaria con il mistero della Verità, luogo di incontro e di generazione nell’essere, dove i desideri e le aspirazioni hanno l’opportunità unica di conciliarsi con la volontà assumendo la forma più adeguata nell’amore, riuscendo così autenticamente a portare frutto.

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“Ascolteranno la mia voce”

IV Domenica di Pasqua (Anno B)

Gv 10, 11-18

Nel silenzio intimo del cuore può avvenire il riconoscimento della voce della Verità, è un’esperienza fondamentale per la vita di ogni persona. Spesso non si hanno le parole adatte per descrivere adeguatamente questa Presenza, eppure questa difficoltà nulla toglie alla sincera constatazione di essere tutti in dialogo con il Mistero della esistenza. Gli impegni, le responsabilità possono talvolta distogliere l’attenzione da questo centro pulsante in noi, ma è proprio il mondo “di fuori” che chiede di essere autenticamente interpretato, ci rimanda “dentro” di noi chiedendoci: “cosa cerchi?”. Le risposte migliori si nutrono di un ascolto interiore.

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“Pace a voi!”

III Domenica di Pasqua (Anno B)

Lc 24, 35-48

Nelle apparizioni del Risorto questo augurio risuona fedelmente ad ogni incontro con i discepoli, richiamando la nostra attenzione sul suo significato.
La pace è un anelito profondo dell’animo umano perché permette un’azione fondamentale: il riconoscimento di uno Sguardo di attesa e fiducia nei nostri
confronti. La pace che indica il Risorto non è l’assenza delle difficoltà bensì il frutto della consapevolezza di essere in cammino insieme a Lui, per primo
segnato dalla sofferenza eppure vittorioso sul male. I dubbi, i problemi, le fatiche possono essere accolte in questa prospettiva, svelandone l’intima
speranza.

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Domenica dell’Ottava di Pasqua (Anno B)

Gv 20, 19-31

 

Nel dubbio espresso da Tommaso percepiamo la necessità di un incontro personale con il Risorto. Non basta la testimonianza diretta degli altri discepoli, presenti alla prima apparizione del Maestro. In quei giorni vissuti insieme è emersa con forza la prospettiva intima e personale della fede: anche Tommaso desidera l’incontro, lo ricerca nella sua preghiera, in un’attesa che progressivamente purifica il cuore e lo rende effettivamente disponibile all’accoglienza del dono dello Spirito. Così il dubbio non necessariamente è “nemico” della verità, talvolta ne diviene un sentiero capace di condurre alla pienezza nell’autenticità della propria vita.

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Domenica delle Palme (Anno B)

Mc 14, 1 – 15, 47

La situazione di Simone di Cirene, quel tale che passava durante la
processione di Gesù al Golgota, raccoglie ognuno di noi nella prospettiva
della croce. Talvolta si percepisce la costrizione di portare un peso e il nostro
cuore vuole ribellarsi, ricordarsi il diritto di non accettare, di schivare il più
possibile quel passaggio stretto.
Eppure per Simone di Cirene avviene un’esperienza unica di grazia, talmente
singolare da correre il rischio di essere compresa nella normale successione
degli eventi. Ma non è così! Costretto a portare la croce di un altro, scopre in
quella sorta di intimità imposta, uno sguardo profondo sulla vita e sul suo
senso, sul significato di portarne per un significato di amore autentico. Ha
colto questa luce incrociando lo sguardo mite e grato di quell’Uomo, piegato
nel corpo e nello spirito per salvezza di tutti. Alla fine del percorso, quella
croce era anche la sua.

 

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