Eucaristia, quotidianità e comunione

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Eucaristia, quotidianità e comunione

Tre parole sono risuonate particolarmente in questi mesi nel mio cuore: Eucaristia, quotidianità e comunione. In tante occasioni, da quando come Comunità Residenziale abbiamo iniziato a muovere i passi nell’Unità Pastorale, esse hanno in vario modo risuonato interiormente e con queste brevi considerazioni desidero anche poter esprimere l’augurio per questo santo Natale. 

Tre parole che mirabilmente sono racchiuse in una delle affermazioni più importanti che san Giovanni fa nel suo Vangelo e che ha dato, in modo definitivo, senso alla storia di tutta l’umanità: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Benedetto XVI, commentando queste parole scrive: “‘E il Verbo si fece carne e pose la tenda fra noi’. L’uomo Gesù è l’ ‘attendarsi’ del Verbo, dell’eterno Logos divino, in questo mondo. La ‘carne’ di Gesù, la sua esistenza umana, è la ‘tenda’ del Verbo: l’allusione alla tenda sacra dell’Israele peregrinante è evidente. Gesù è, per così dire, la tenda dell’incontro – è in modo del tutto reale ciò di cui la tenda e, in seguito, il Tempio potevano essere soltanto la prefigurazione” (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù). L’immagine evocativa di questa dimora, luogo dove Dio desidera abitare e che è la nostra umanità, le nostre relazioni e occupazioni, ci riportano alla domanda che da sempre muove il cuore dell’uomo: “Maestro, dove abiti?” (Gv 1,38). Alla risposta di Gesù: “venite e vedrete” auspico che ognuno possa fare quella grata prostrazione che i magi, e tutti coloro che nella fede ci hanno preceduto, ci insegnano. Tutti, imitando il gesto dei magi, possano accogliere l’invito che san Giovanni Paolo II, preparando la GMG di Colonia del 2005, rivolse alla Chiesa: “Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgotha”. Come abbiamo desiderato ricordare all’inizio del nostro ministero in questa Unità Pastorale: “è Lui la grande lente di ogni conoscenza”. 

Venne ad abitare in mezzo a noi”: Eucaristia. Parlando dell’Eucaristia in occasione della sagra di settembre il nostro vescovo ci ha detto: “Dio ha voluto che in una carne umana abitasse in modo definitivo e pieno il sì al suo desiderio di creare una sola famiglia. E questo sì è stato reso possibile dal sì del Figlio”. Che bello poter immaginare che nelle nostre celebrazioni ciascuno possa dire il proprio “sì” a Cristo! Stiamo vivendo momenti preziosi di cambiamento, cercando di continuare a rendere sempre più concreto quel mandato ricevuto nel 2009 quando ci si è costituiti Unità Pastorale. Il “sì” di ciascuno di noi è un dono prezioso che Dio fa a tutta la comunità e l’Eucaristia, celebrata e vissuta, esprime in modo mirabile questo mistero di comunione: i nostri “sì” uniti in quello del Figlio al Padre. Ricordo con gratitudine (andando un po’ a memoria) le parole che don Eleuterio aveva rivolto nell’occasione di un suo anniversario di ordinazione nelle quali, con grande semplicità e profondità, spiegava che la celebrazione dell’Eucaristia rappresenta realmente il miglior modo che abbiamo, come cristiani, per rendere grazie a Dio di tutto ciò che viviamo. Continuiamo a rispondere all’invito di Cristo: “fate questo in memoria di me”, lasciando che lo Spirito possa realmente creare di tutti noi il Suo Corpo, che è la Chiesa. 

Venne ad abitare in mezzo a noi”: quotidianità. Nel periodo di Avvento abbiamo aggiunto una messa feriale al mattino presto. Oltre alle motivazioni che sono già state espresse nel settimanale diocesano “La Libertà”, questa scelta è motivata anche da un desiderio di quotidianità. In ogni Eucaristia ritorniamo a quell’istante in cui quel “Verbo” che “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” compie il gesto con cui ci ama sino alla perfezione (cfr. Gv 13,1). La logica di Dio non è fatta di eventi sporadici e non ha bisogno di tempistiche straordinarie. “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Nell’Eucaristia Dio si accosta al nostro cammino, si adatta al nostro passo, attende che lo riconosciamo come Signore e suggerisce al nostro cuore: “Non aver paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada” (Gs 1,9). La nostra quotidianità ha bisogno di essere illuminata da queste promesse e come comunità occorre farci carico gli uni gli altri, affinché ciascuno possa sentirsi chiamato a vivere con questa grata consapevolezza quotidiana. Tutto questo ci chiede di vivere la presenza di Dio in modo sempre più famigliare e, pensando alle inevitabili fatiche che tutti, più o meno, sperimentiamo nel vincere la tentazione dell’abitudinarietà, mi permetto di richiamare di seguito un altro passaggio della catechesi tenuta dal vescovo. 

[…] penso che l’importanza dell’Eucarestia aumenti vivendola, nella celebrazione quotidiana della Messa. Certo, c’è il giorno in cui sei stanco, il giorno in cui sei distratto, il giorno in cui sei appesantito, però quella è una frequentazione con il mistero eucaristico, che ti trasforma quasi senza che tu te ne accorga. Penso che la strada migliore per accostarsi al mistero dell’Eucarestia sia vivere con semplicità la Messa. Con semplicità. Se noi stiamo attenti, le letture nella liturgia della Parola ci portano sempre all’Eucarestia, sempre. Non in modo meccanico, non perché parlino sempre di Eucarestia, ma ci portano sempre al mistero di Cristo e quindi all’Eucarestia”. 

Venne ad abitare in mezzo a noi”: comunione. Come sacerdoti è molto bello poter elevare a Dio, a nome e insieme a tutto il Suo popolo, le parole che si pronunciano in ogni preghiera Eucaristica. “Lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo” (cfr. preghiera eucaristica II). Se queste parole fossero un semplice auspicio, presto ci stancherebbero e perderemmo facilmente la consapevolezza che ancora oggi, realmente, Dio visita il suo popolo. Se in queste parole individuassimo prima di tutto un’ulteriore cosa da fare, un’azione nostra o da inserire fra le tante che compongono la nostra vita, presto rimarremmo delusi. Occorre fare spazio. Così come il tempo di Avvento vuole essere un’occasione di grazia e di conversione per andare incontro al Cristo che viene, allo stesso modo la nostra vita deve lasciar fare prima di tutto a Dio, per mezzo dello Spirito Santo. La comunione è prima di tutto un dono di Dio che si rinnova in ogni Eucaristia. È lì che nasce, si rinnova e prende nuovo slancio ogni nostra azione di comunione. Lì troviamo il punto di arrivo di ogni nostro dono e da lì, con rinnovata gioia, ritroviamo l’intima convinzione che “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Il desiderio di comunione di Dio ogni giorno va in cerca dei nostri cuori, delle nostre azioni, delle nostre parole, quasi come se quel “farsi carne” volesse continuare nelle nostre vite. Così come la parola di Dio chiede alle nostre voci di essere proclamata, l’Eucaristia alimenti in noi il desiderio di celebrarla con la nostra vita, come offerta gradita a Dio. 

Nel “sì” di Maria, dimora di grazia nella quale il “Verbo si fece carne”, arca dell’alleanza che ci dona Gesù e ci conduce a Lui, Madre affidataci da Cristo sulla Croce, possano i nostri “sì” essere l’augurio e il dono più prezioso che desideriamo farci in questo santo Natale. 

Don Matteo Bondavalli